L’ESERCIZIO DELLA PROFESSIONE DI AVVOCATO E LA TUTELA DEL BENE DELLA VITA EFFETTIVAMENTE CONSIDERATO.
Rimettiamo la figura dell’Avvocato al centro della tutela del bene della vita effettivamente considerato. Ridiamo valore alla presenza dell’avvocato nella celebrazione del processo e nella formazione delle leggi: è componente essenziale tra gli operatori del diritto che deve riprendere e pretendere il rispetto della propria professione. Occorre porre l’attenzione necessariamente alla funzione sociale che l’avvocato svolge nella relazione tra gli esseri umani e l’opportunità che lo stesso rappresenta quale “strumento” virtuoso nella composizione della lite e nella riconduzione ad un equilibrio reale tra gli interessi delle parti (prima che controparti). La funzione sociale, individuabile nel raccordo tra la parte privata che chiede, o forse meglio, anela al riconoscimento della Giustizia e chi la Giustizia la amministra. Occorre proporre - in una vera e propria rivoluzione culturale - l’immagine della difesa legale quale “opportunità” per la soluzione di un conflitto. Noi avvocati siamo - per natura e per forma mentis - pronti ad accoglierlo e a realizzare il predetto cambiamento culturale, abituati come siamo a farci acqua intorno agli eventi che si realizzano intorno a noi. La capacità dell’avvocato di percepire prima il cambiamento sociale è lo strumento idoneo a garantire la tutela effettiva e reale degli interessi degli esseri umani/clienti che si avvicendano in relazioni (contrattuali, extracontrattuali, familiari, ecc…) incrinate ed in uno stadio patologico. Peraltro le innovazioni normative dell’ultimo decennio richiedono un cambiamento culturale nello svolgimento della professione legale. In questo il ruolo dell’avvocato, come richiesto dalle introduzioni normative è quello di custode del “diritto vivente”: inteso come tutela effettiva degli interessi delle parti (non più controparti!) della relazione (familiare o commerciale o contrattuale o risarcitoria!) per il miglior soddisfacimento delle proprie pretese, o meglio, richieste. Riuscire a trovare la giusta chiave di lettura delle esigenze delle parti, offrire una prospettiva diversa da quella tradizionale (o diverse prospettive di analisi), potrebbe realmente condurre alla soddisfazione delle parti, alla realizzazione di una decisione equilibrata, alla tutela della relazione, alla immediatezza della tutela e alla certezza del diritto “vivente”. Siamo chiamati a garantire il rispetto dell’ordinamento giuridico, a tutelare il diritto di difesa e a rendere “vivente” un diritto che rischierebbe di essere ingabbiato in rigidità pericolose. L’accesso alla difesa legale deve essere vista come opportunità per il riconoscimento dei propri diritti e ricevere una equa tutela. Quindi siamo protagonisti indiscussi di un vero cambiamento culturale. Siamo chiamati a promuovere una diversa visione dell’avvocato: colui il quale svolge una importante funzione sociale.
ARICOLO A CURA DELL'AVV. SONIA MAGLIANO